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Accade molto spesso nella pratica quotidiana di trovare dei riferimenti statistici al mondo dell’impossibile e del raro. La prima domanda, ad esempio, che viene posta quando viene diagnostica una malattia o quando ci si deve sottoporre ad un intervento chirurgico è: “Qual è la probabilità di riuscita?”.
Di solito, si parla di percentuale di riuscita o percentuale di rischio. Le percentuali sono infatti lo strumento più comprensibile, anche ai meno esperti di numeri e di statistica in particolare. Quando ci si riferisce ad una percentuale di rischio, molte volte si desidera come risposta almeno la seguente: “E’ raro che avvenga!” (impossibile sarebbe perfetto!). Ma cosa significano i termini “raro” ed “impossibile” per la statistica? Proviamo a darne una definizione maggiormente accurata raccontando la storia del Volo Cactus 1549, pilotato dal comandante Sully. E’ un modo statistico per rendere omaggio alle sue doti di pilota e per augurargli Buon Compleanno (23 gennaio).
A bordo del volo Cactus 1549
Per poter dare la definizione di “raro”, o meglio di “evento raro”, saliamo a bordo del famoso volo US Airways 1549 del 15 gennaio 2009. L’aereo era pilotato dal capitano Chesley “Sully” Sullenberger, passato alla storia come eroe dell’Hudson.
Ok, a ben pensarci, non è proprio il volo che ognuno di noi desidera. Ma, come scoprirai in questo articolo, la statistica ed il concetto di evento raro hanno permesso di far sì che avvenisse “Il miracolo sull’Hudson”, come è stato giustamente definito, a furor di popolo, l’ammaraggio del comandante Sully. E stare su quel volo in quella giornata, sebbene non fosse il sogno di ogni passeggero, non era tanto male. La statistica contemplava il successo dell’ammaraggio!
Ripercorriamo le tappe di quel volo. Siamo in una fredda giornata newyorkese con parecchi gradi sotto zero, giornata serena. Sono le ore 15:24:56 ora locale quando il volo Cactus 1549 – Airbus A320-214 – decolla dall’aeroporto La Guardia di New York con destinazione Seattle (Stato di Washigton) e con una sosta intermedia presso Charlotte (Carolina del Nord). L’aereo è comandato dal comandante Chesley “Sully” Sullenberger con il copilota Jeffrey Skiles. A bordo ci sono 150 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio, compresi comandante e copilota.
Il bird strike
Alle 15:25:51, il comandante comunica alla torre di controllo del La Guardia di essere a quota 213 metri. Alle ore 15:27:01, l’aereo impatta con uno stormo di oche canadesi, evento definito in aeronautica “bird strike”. L’impatto avviene all’altitudine di 975 metri da terra (poco meno di un chilometro!).
Passano 35 secondi quando il comandante comunica alla torre del traffico aereo di New York di aver subito un bird strike: “Abbiamo colpito degli uccelli. Abbiamo perso il controllo di entrambi i motori. Stiamo tornando indietro verso La Guardia.” Dopo qualche secondo di scambio di comunicazioni con l’addetto del traffico aereo (in cui vengono indicate due possibili soluzioni: ritornare al La Guardia per atterrare sulla pista 13 o dirigersi verso il Teterboro Airport a circa 10 km dal punto in cui si trova l’aereo), il comandante Sully comunica la sua decisione di atterrare sul fiume Hudson “Stiamo andando sull’Hudson”.
Gli ultimi 90 secondi
Il velivolo sta perdendo quota: sta volando alla velocità di 350 km orari e ha già raggiunto la sua massima altitudine per quella velocità. Con entrambi i motori spenti e all’altezza di 900 metri dal suolo, resta pochissimo tempo per trovare un luogo più o meno utile per tentare un atterraggio di emergenza.
L’addetto del traffico aereo visiona per l’ultima volta il volo sul suo radar: direzione ponte George Washington, fiume Hudson. Il comandante annuncia ai passeggeri “Brace for impact” (Prepararsi all’impatto!). Sarà l’ultima comunicazione di Sully prima dell’ammaraggio, avvenuto 90 secondi dopo l’annuncio. L’aereo atterra sul fiume, dopo 90 secondi è evacuato (la fotografia dei passeggeri sulle ali dell’aereo ha fatto il giro del mondo) e nel tempo di 24 minuti tutti i passeggeri ed i membri dell’equipaggio sono messi in salvo.
Sully e Skiles: due componenti necessarie dell’equazione del successo
Il mattino successivo, il mondo intero riconosce che ciò che è avvenuto è un miracolo: un ammaraggio di successo mai visto, è avvenuto l’impossibile. Ma davvero l’evento accaduto era impossibile? O almeno, la statistica lo reputava tale?
Differenza tra improbabile e raro
La statistica afferma che un evento è improbabile (traduzione corretta del termine impossibile) quando esso ha una piccolissima probabilità di verificarsi. La scienza non garantisce infatti che un evento non avvenga mai o avvenga sempre. Anche nella stessa definizione di media di verifica di un fenomeno, la statistica contempla un numero di volte in cui si verifica, comprendendo anche le due situazioni estreme, ossia che non accada mai o che accade con una ricorrenza continua. Ti faccio un esempio. Se affermo che lanciando una moneta, l’evento “testa” accade con una probabilità del 50%, intendo dire che esso avverrà in alcuni casi 2 volte ed in altri casi mai. L’inverso della probabilità ci dirà quante volte è necessario lanciare la moneta perchè avvenga in media l’evento “testa” (1/0.5 = 2 lanci).
L’ammaraggio, o meglio l’atterraggio del volo US 1549, non era un evento improbabile, ma era un evento raro. Lo stesso comandante ne dà un assaggio quando afferma che “un evento è senza precedenti fin quando non accade per la prima volta” ed aggiunge di aver letto e studiato i metodi di effettuare un ammaraggio solo durante qualche lezione teorica e di non aver mai materialmente provato a farlo.
Da qui, comprendiamo come l’evento raro si differenzi da quello improbabile: un evento raro è un evento la cui probabilità di verificarsi è contemplata come possibile ed umanamente misurabile, e ciò perché si verifica (per riprendere l’esempio del lancio della moneta) un numero tale di lanci per cui accade che benché la probabilità sia piccola, essa è comunque possibile.
Nell’evento improbabile (probabilità piccolissima e dunque prossima allo zero), il non verificarsi dell’evento è determinato dal fatto che affinché esso si verifichi si deve lanciare la moneta un numero enorme di volte e poiché ciò non può materialmente ed oggettivamente accadere, significa che quell’evento non accade mai.
Concause di successo
Nel caso del comandante Sully, la situazione di evento raro è divenuta possibile e dunque si è verificata, perché vi è stato un allineamento delle situazioni. La teoria aeronautica spiega che per poter effettuare un ammaraggio di successo è necessario che si verifichino contemporaneamente le seguenti situazioni:
- L’aereo non deve essere troppo veloce, altrimenti l’impatto con l’acqua farebbe sì che l’aereo “scavi” l’acqua e dunque si capovolga o si rompa.
- Le ali devono essere livellate, in modo che al momento dell’impatto nessuna delle ali tocchi l’acqua e quindi faccia da perno per un rovesciamento dell’aereo.
- L’angolo di inclinazione non deve essere troppo ripido, altrimenti l’aereo toccherebbe l’acqua con la coda e ciò spezzerebbe la fusoliera; ma, al contempo deve tenere il musetto sollevato, così da planare sull’acqua con la pancia, simulando un motoscafo in planata.
Inoltre, l’ammaraggio deve avvenire di giorno, in situazione di mancanza di onde e di vento, così che niente possa sbilanciare l’aereo durante la fase di impatto. Ed ancora, i motori devono essere spenti, altrimenti le turbine girando produrrebbero turbolenza dell’acqua ed un possibile allagamento della cabina. Ed ultimo, poiché sull’acqua non vi sono indicazioni come sulla pista, è necessario che i piloti dispongano di punti di riferimento che consentano di calcolare, tra i vari parametri, il livellamento delle ali, l’angolo di inclinazione e il momento dell’impatto.
Se proviamo ad inserire queste variabili nell’equazione del volo US 1549 ci rendiamo immediatamente conto come l’evento ammaraggio di successo stia diventando più possibile, ha perso il connotato di improbabile ed assuma la definizione di raro. Ma ancora mancano due variabili per rendere l’evento raro dell’Hudson, il grande successo che, al contrario, è stato.
Il ruolo necessario dei piloti
La risposta è: i piloti. Tra le concause che hanno reso possibile il successo dell’ammaraggio sull’Hudson, i due piloti rappresentano un punto fondamentale, elemento necessario per far tornare l’equazione. Il comandante Sully aveva al momento dell’incidente, un’esperienza nel campo aereo pari a 21000 ore di volo ed una storia familiare importante nel campo dell’aviazione (figlio di due piloti, ha cominciato a volare dall’età di 16 anni). E’ spettato proprio a lui avvertire l’equipaggio di prepararsi all’atterraggio ed assistere i passeggeri nell’evacuazione dell’aereo. Ma vi è di più. Sebbene su ogni mezzo di trasporto il ruolo del comandante è tale che la sua parola è legge, Skiles ha fatto molto di più che obbedire al comandante per l’ammaraggio sull’Hudson: ha condiviso e supportato il comandante Sully affinché potesse compire al meglio la manovra.
Al momento del volo, il comandante Sully aveva all’attivo 30 anni di servizio nella United States Air Force. E, particolare importante, egli è un grande appassionato di alianti, la cui caratteristica principale è proprio quella di volare senza motore. O meglio, grazie alla reazione dinamica dell’aria contro le superfici alari, il volo libero degli alianti non dipende da un motore.
Questi elementi e caratteristiche dei piloti hanno fatto sì che l’evento raro fosse possibile. Così risuonano alle nostre menti le parole di Steve Jobs: “Non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi”.
Nella carriera di Sully, il successo del suo atterraggio sull’Hudson era un evento perfettamente possibile, anzi era un evento certo, dovevano solo combinarsi le altre concause affinché avvenisse (oche comprese!).
Grazie comandante e Buon Compleanno!