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Cosa differenzia un analista statistico da un esperto nell’uso di un software statistico? Ernst Hemingway ci accompagnerà nel viaggio!
Guardando la foto dell’articolo, ti starai sicuramente chiedendo: cosa c’entrano Ernst Hemingway e la statistica? Potrei rispondere che improvvisarsi analisti statistici senza solide basi in statistica, è come realizzare quello che diceva Hemingway ne “Il vecchio e il mare” e cioè che “Chiunque sa fare il pescatore, di maggio”, con ciò significando che anche senza saper pescare, è sempre possibile portare un buon risultato. Oppure potrei dire che la ricerca scientifica somiglia molto spesso agli ottantaquattro giorni di attesa di cui parla lo scrittore sempre ne “Il vecchio e il mare”. Ogni ricercatore può affermare di essersi riconosciuto nelle seguenti parole: “era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni che non prendeva un pesce”. Allora ti consiglio di leggere fino in fondo l’articolo e scoprirai il perché del paragone!
Analista statistico o esperto di software statistici?
Da ormai tanti anni, il mondo dei software statistici ha dato origine a pacchetti informatici all’avanguardia. Essi sono in grado di elaborare in poche frazioni di secondo, dataset di dimensioni enormi ed utilizzando i più “avvincenti” strumenti statistici. Ad esempio, il fascino di vedere in azione un software come STATA (StataCorp, College Station, Texas, USA), mentre elabora da un semplice grafico un intero modello SEM, non ha eguali. Infatti, prima crei dei diagrammi contenenti le variabili, poi li colleghi tra loro, e, quando fai click su Estimate, resti un attimo con il fiato sospeso. Vedere comparire dopo quella piccola frazione di tempo, i risultati numerici del tuo modello, per me resta ancora oggi, dopo tanto uso di STATA, una bella sensazione.
Ma è davvero solo questo il lavoro di un analista statistico? Per fortuna, questo è solo uno degli step per poter confezionare uno studio di qualità. Un analista statistico inizia il suo lavoro subito dopo che il ricercatore scientifico di un preciso ambito, ha stabilito le sue ipotesi di ricerca. Se il ricercatore ha il compito di definire da dove parte e dove vuole andare, lo statistico ha il compito di tracciare la rotta della verifica delle ipotesi, individuando strumenti di navigazione, possibili rotte e pericoli del percorso.
Strumenti di navigazione, rotte e pericoli: ogni ricerca è un viaggio meraviglioso!
Gli strumenti di navigazione sono rappresentati da tutti gli strumenti statistici disponibili per verificare le ipotesi. Se voglio individuare una differenza userò dei test di comparazione. Per determinare delle relazioni, farò uso di uno dei tanti modelli di stimatori. Per descrivere un campione, userò delle statistiche descrittive. Infine, se desidero comprendere l’incidenza di un fenomeno in una popolazione, dovrò ricorrere all’inferenza statistica.
Le rotte da seguire sono molteplici: non esiste un metodo unico per dimostrare un’ipotesi di ricerca. La statistica rientra tra le scienze che lasciano ampia libertà di azione per dimostrare una tesi, basta, come dico sempre ai miei clienti, non invalidare tutte le teorie scientifiche già verificate. Mi capita a volte di dover rifiutare delle bellissime rotte statistiche, con risultati straordinari, solo perché sono state violate una o due leggi fondamentali, accettate dalla comunità scientifica e universalmente valide.
Infine, bisogna considerare i pericoli del percorso. Anche la statistica ha le sue insidie! Nel campo medico, i ricercatori adorano i test parametrici, tipo il test t o l’ANOVA. Strumenti sicuramente sensazionali, ma molto spesso inutili su campioni di piccole dimensioni o su variabili che non hanno distribuzione normale. Anche gli econometristi hanno le loro passioni. Per un valore di R2 alto (noto come coefficiente di determinazione), ignorano qualsiasi altro problema, tipo l’eteroschedasticità o l’endogeneità tra variabili indipendenti. Presentare dei risultati senza aver posto attenzione a questi pericoli può dare origine a risultati distorti, a teorie vane e dunque a studi inutili.
Differenza tra uno statistico ed un esperto di software.
Il software statistico, anche il migliore sul campo, non è in grado di decidere per te la strada statistica da percorrere. Esso può aiutarti, ed anche in modo considerevole, nel provare quale strada tra quelle possibili, si adatta meglio, consentendoti di sviluppare velocemente e senza errori computazionali, le tue ipotesi.
Confondere problemi statistici con problemi computazionali è uno degli errori più diffusi dai neofiti dell’analisi statistica. Alcuni clienti mi hanno richiesto esplicitamente l’uso di un determinato software invece di un altro, sicuri che il calcolo divergesse tra diversi software. Insomma, è affermare che il prodotto di due numeri cambia se lo eseguo con due distinte calcolatrici!
Conclusione
In conclusione, parafrasando una simpatica introduzione di Martin Bland, molto spesso se cerchi consigli da un esperto di calcolatori e non da uno statistico, troverai ottimi consigli sul come fare, ma consigli assolutamente inadeguati riguardo a cosa fare, perché farlo e come interpretare i risultati finali.
Confondere il ruolo dell’analista statistico con quello dell’esperto di calcolatori è come confondere lo scrittore con il dattilografo! Questo spiega il perché della foto di Ernst Hemingway che scrive alla sua macchina!